Nostalgia restauratrice, chiusure identitarie, conflitti e divisioni
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2420-8175/16972Parole chiave:
nostalgia, neofascismo, xenofobia, conflitto, immaginario collettivoAbstract
La nostalgia è un’emozione complessa prodotta dai processi individuali e collettivi insiti nell’atto del ricordare. Svetlana Boym distingue tra la nostalgia riflessiva, legata al rapporto intimo che l’individuo elabora con lo scorrere del tempo, e la nostalgia restauratrice, che agisce sul piano collettivo in risposta al bisogno di considerare il passato, proposto in forme rigide e immutabili, come valore costitutivo del presente. La nostalgia restauratrice alimenta revival nazionalistici e processi di revisionismo storico e proselitismo attorno a messaggi e discorsi d’odio, fondandosi su retrotopie che, a fronte delle insicurezze e dei moti di crisi del tempo presente, dipingono un passato più florido, in cui la vita era più facile, al riparo dai problemi portati dalla globalizzazione e dalla maggiore permeabilità dei confini nazionali. La popolarità e il consenso ottenuti in Italia, Svezia e altri paesi europei dai partiti nazionalisti, così come la retorica del patriottismo espressa da Vladimir Putin a sostegno della sua azione bellica in Ucraina, sono le manifestazioni più eclatanti di una cultura della chiusura identitaria, della paura, del sospetto e della contrapposizione che ha di recente trovato espressione anche nei movimenti no vax e complottisti. Da qui la necessità di una riflessione pedagogica e di interventi educativi che sappiano agire sui meccanismi di presentizzazione del passato e chiusura identitaria, per educare all’apertura e a non avere paura delle fragilità e delle debolezze.
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